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Lunedi 18 Novembre 2024
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Baschi

La "Terra Sigillata" di Scoppieto


Lo scavo archeologico in località Scoppieto (Comune di Baschi - TR) è in concessione al Dipartimento di Scienze Storiche dell’Antichità dell’Università degli Studi di Perugia ed è stato avviato nel 1995.

Umbria Online

Il sito è ubicato sulla sponda sinistra del Tevere, in un luogo in aperta campagna sulla sommità di un' altura a circa 420 m. s.l.m. in una splendida posizione a controllo del Tevere (figg. 1-2).

La zona storicamente è molto interessante; attualmente è compresa nel Comune di Baschi, ma in età romana rientrava nel territorio di competenza di Todi, colonia Iulia Tuder, che, era molto più vasto di quello che attualmente rientra nei limiti amministrativi del comune. L’area in cui si svolge la ricerca è compresa nell’area protetta del Parco Fluviale del Tevere.

Lo scavo condotto fino ad ora interessa una manifattura del I sec. d.C. che produceva ceramiche fini da tavola, la c.d. “terra sigillata" ( in cui venivano prodotti servizi di piatti, tazzine, ciotole anche decorate a rilievo, di un caratteristico colore rosso corallino) e lucerne, cioè i comuni strumenti per l'illuminazione.

Era un villaggio di artigiani che lavoravano al tornio e nello scavo abbiamo individuato le loro postazioni di lavoro, con i loro attrezzi da lavoro.

Dallo studio delle forme dei piatti presenti e dei tipi di bollo usati per firmarli, si deduce che la fabbrica di Scoppieto venne impiantata in età augusta e continuò a lavorare per oltre 100 anni, fino ai primi anni del II sec.d.C..

Lucerna del tipo a volute prodotta a Scoppieto - I° sec. d.C. Si tratta di un complesso produttivo unico al mondo, in quanto, pur utilizzando mezzi di produzione noti anche altrove, non è stato mai possibile, a causa della deperibilità dei materiali usati, ritrovare le strutture e poterle scavare scientificamente attraverso le tecniche stratigrafiche, che consentono di individuare le sovrapposizioni e quindi fasi storiche.

L'aspetto più importante di questo complesso è dato dal fatto che negli oltre 100 anni della sua attività produttiva vi lavorarono oltre 50 artigiani, che usavano in comune le attrezzature di base (cava di argilla, vasche di decantazione, fornaci ) e firmavano la produzione col proprio nome. Due fratelli ebbero un ruolo più rilevante degli altri all'interno della manifattura; appartenevano alla gens Plotidia, e si chiamavano Lucius Plotidius Por ( ) (il suo cognomen non è mai completo) e Lucius Plotidius Zosimus. Lavorarono a Scoppieto dall'età claudia all'età flavia. I loro vasi sono presenti in quantità molto superiore a tutti gli altri e negli scavi di Roma e di Ostia i loro prodotti sono ampiamente documentati.

Abbiamo rinvenuto, però, i nomi di altri 50 vasai. Sono numerosissimi i frammenti recuperati nella scavo che conservano i loro nomi e come è ovvio sono scarti di fabbrica e prodotti invenduti in quanto difettosi, mentre quelli di buona esecuzione venivano posti in commercio e distribuiti tramite il Tevere sui mercati del Mediterraneo. E così li ritroviamo nelle ville romane dell’Umbria meridionale, a Roma, a Ostia, a Cagliari e nelle principali città della costa settentrionale dell’Africa: Cherchel, Costantina, Cartagine, fino ad Alessandria di Egitto.

Perché sia stato scelto questo luogo per impiantare una fornace è facilmente comprensibile. La zona possedeva infatti tutti i requisiti necessari a far funzionare bene una fornace: l’argilla innanzitutto, di una qualità molto adatta , il legname (nella zona sono ancor 'oggi presenti estesi boschi e dall’analisi dei carboni rinvenuti nello scavo risulta che usavano il leccio, che tuttora rappresenta la specie arborea più comune) e poi l’acqua (ancora vi sono pozzi alimentati da acqua di vena); la vicinanza alla via di comunicazione fluviale rappresentò poi l'elemento determinante. E’ noto che la via fluviale fu ampiamente preferita dai Romani ai costosi trasporti per terra; ne parlano anche gli scrittori latini, in particolare Columella nel suo trattato sull’agricoltura (De re rustica I,2-3) e dalla zona in questione essa rappresentava certamente il mezzo di comunicazione più semplice del quale la fabbrica di Scoppieto si serviva.

Si tratta di ritrovamento molto importante, in quanto fornisce un notevole contributo di tipo storico economico alla conoscenza delle produzioni italiche della prima età romana imperiale e dell'Umbria in particolare.

L'attività di scavo di otto anni ha reso possibile, attraverso l'identificazione delle stratigrafie, la ricostruzione del processo evolutivo di questo complesso, che dopo la cessazione dell'attività produttiva si trasforma in quartiere di abitazioni.

Punzone per la realizzazione di matrice di lucerna - I° sec. d.C. L’area finora indagata, ha un’estensione di circa 1100 metri quadrati, ma le dimensioni dell’insediamento non sono ancora definibili. Sono stati riportati alla luce otto vani di lavorazione, una fornace e le vasche di decantazione e sono stati identificati due periodi di occupazione , che si concludono negli ultimi anni del IV sec.d.C.. L’elemento più tardo rinvenuto fino ad ora è una moneta di Teodosio I che si data tra il 383 e il 387 d.C..

Negli ultimi due anni sono stati individuati indizi evidenti della presenza di una precedente frequentazione di IV-III sec.a.C. forse in relazione ad una struttura cultuale e in questa direzione saranno rivolte le ricerche nella prossima estate.



Prossimamente inizieranno i lavori di musealizzazione dell'area archeologica finanziati dal Ministero per l'Ambiente e dalla Regione dell'Umbria Assessorato all'Ambiente. L'area archeologica sarà inserita nei percorsi del Parco Archeologico e Ambientale dell'Orvietano e sarà visitabile per tutto l'anno.

Nella prossima estate si svolgerà la IX campagna di scavo.

Lo scavo è reso possibile dal cofinanziamento di alcuni enti, che da due anni si affiancano all'Università nell'ottica della valorizzazione del territorio: la Regione dell'Umbria- Assessorato all'Ambiente, la Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto, il Comune di Baschi e dal 2002 anche la Provincia di Terni.



Direttore scientifico: dott.ssa Margherita Bergamini


(da: Dipartimento di Scieze Storiche dell'Antichità http://www.unipg.it/dssa)

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