Ad Orvieto, nel cuore del quartiere medievale, si trova un suggestivo percorso sotterraneo fatto di grotte ricche di ritrovamenti archeologici recentemente riportati alla luce dopo secoli di silenzio.
Senza dubbio la struttura più importante del percorso è il Pozzo della Cava: un enorme foro nel tufo di 36 metri di profondità, ordinato da Papa Clemente VII nel 1527 per attingere acqua sorgiva in caso di assedio (lo stesso motivo che negli anni successivi portò allo scavo del Pozzo di San Patrizio, dalla parte opposta di Orvieto).
Fu scavato tra il 1528 e il 1530 ampliando un pozzetto etrusco della tipologia “a pedarole”, ancora oggi visibile. Fu chiuso nel 1646, in occasione della guerra di Castro. Da allora più nulla si è saputo del pozzo -fatta eccezione di qualche documento in cui si parla di cadaveri gettati al suo interno- fino al suo ritrovamento, avvenuto nel 1984. Nel 1996 è poi stato svuotato dei detriti accumulatisi nel corso dei secoli ed è stata di nuovo raggiunta la falda acquifera.
È solo del 1999 la scoperta (effettuata da parte del ricercatore orvietano Lucio Riccetti a seguito del rinvenimento di una lettera autografa di Antonio da Sangallo il Giovane) che il primo pozzo realizzato ad Orvieto su commissione di Papa Clemente VII fu quello della Cava e non quello di San Patrizio, come si era sempre creduto fino ad allora.
Il tufo estratto dal Pozzo della Cava sarebbe stato in parte utilizzato per la costruzione di Palazzo Pucci, altro cantiere orvietano diretto dal Sangallo.
Accanto al pozzo, nelle grotte che ne costituiscono il percorso di visita, sono visibili anche i resti di due fornaci di ceramica: una medievale (con gli ambienti di lavoro, numerosi scarti di fabbricazione ed alcuni interessanti strumenti di lavoro) ed una rinascimentale dalla classica forma “a muffola”, utilizzata nel ‘500 per il “terzo fuoco” dei preziosi lustri rinascimentali, famosi per l’iridescenza dei colori e per il riverbero d’oro e rosso rubino.
Il ritrovamento delle due fornaci, avvenuto nel 1985, ha dimostrato che Orvieto ha prodotto maiolica anche nel ‘400 e nel ‘500, ritenuti sino ad allora i secoli bui della ceramica orvietana.
Sono poi stati ritrovati anche i resti di alcune tombe etrusche, una delle quali, di cui è ancora ben visibile il giaciglio per la salma, è stata riadattata nel medioevo per costruire un follone, ossia uno strumento per lavorare e rendere più morbidi i tessuti di lana.
Tra i reperti etruschi non può poi essere dimenticata la cisterna: uno scavo per la raccolta dell’acqua piovana dai tetti delle abitazioni, con il tipico intonaco a ‘cocciopesto’, caratteristico dell’ultima fase della permanenza etrusca sulla rupe. Anche questa cisterna ha subito una modifica nel Medio Evo, venendo inglobata nello scavo per accedere ad alcuni locali collocati al secondo piano sotterraneo ed adibiti già da allora a cantine, per produrre e conservare il famoso vino di Orvieto; è tuttora visibile (e 'funzionante') la scalata con i tipici 'scendibotte', ovvero una coppia di scivoli laterali usati per far rotolare in basso le botti.
Sono attualmente in fase di ultimazione i lavori di svuotamento, consolidamento e pulitura di alcune nuove grotte che arricchiranno e completeranno il percorso di visita.
La loro apertura è prevista entro il 2003 e contemporaneamente a questo ampliamento del percorso verrà anche rinnovato l’ingresso, riportando l’accesso da Via della Cava come era nel Rinascimento, e verranno migliorate le esposizioni della parte museale del percorso.
Pozzo della Cava
Via della Cava 28 Orvieto
Tel 0763.342.373 Fax 0763.341.029
Ingresso Unico: Intero Euro 3,00 - Ridotto Euro 2,00 - Gratuito fino a 10 anni
Orario continuato dalle 9.00 alle 20.00
Lunedì chiuso
e-mail: info@pozzodellacava.it
sito internet: www.pozzodellacava.it