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Venerdi 15 Novembre 2024
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La Via della Spina, antica strada dei romani


Vicino alla città di Spoleto, lungo la Flaminia, s’incrocia una strada dalle origini antichissime che una tradizione ricollega al passaggio dell’apostolo Pietro, partito da Roma per recarsi presso i Piceni. La dimostrazione delle sue antiche origini è offerta dai resti archeologici trovati lungo il suo tracciato.
Si pensa che una prima organizzazione del territorio risalga al IV secolo a.C., probabilmente ci passò anche la via del Ferro, strada percorsa dai commercianti di questo minerale estratto all’Isola d’Elba e venduto in Grecia.
Nei secoli passati questa via collegava, attraverso il valico di Colfiorito (821 mt.), Spoleto con il mare adriatico; Il periodo Medievale vide accrescere la sua importanza perché molto più breve e meno ripida della Via Plestina, proveniente da Foligno (36 km. contro 50 km.).

Tracciato della Via della Spina
Alcuni pezzi dell’antica strada sono ormai scomparsi o non percorribili, ma cercheremo di esplorarla su quei tracciati che sono ancora esistenti.

Dalla Flaminia nei pressi di Spoleto, è possibile prendere facilmente la Via della Spina che segue il torrente Spina fino al Valico di S.Pietro e S. Paolo, a metri 938 (situato tra la Spina Nuova e la Spina Vecchia).
Appena imboccato la strada troviamo Passo d’Acera un tempo stazione di ristoro per gli uomini e i loro cavalli. Proprio qui, sotto la Torre dell’Olio, Annibale diretto a Roma dopo la vittoria del Trasimeno, sarebbe stato respinto dagli spoletini, che fecero piovere sull’esercito nemico caldai d’olio bollente. Vista l’impossibilità di reazione, Annibale pensò di deviare per la Via della Spina e dirigersi verso la via del mare (217 a.C.).
Oltrepassato La Spina Nuova, la Spina Vecchia e Piè di Commoro si arriva a Commoro.

Commoro è un antico castello medievale, la cui chiesa parrocchiale è S. Maria Novella posta all’interno del castello. La chiesa è affiancata da un tozzo campanile ricavato da un’antica torre di Guardia. Alla base della torre campanaria un fonte battesimale del secolo XVIII; nel vano superiore si trovano gli ingranaggi del vecchio orologio a pesi.

Sulla strada per Orsano si arriva alla chiesa di S. Lucia, che ha svolto un’importante funzione di cimitero per la comunità di Orsano ed è ricchissima di affreschi, alcuni deturpati dal tempo e dall’uomo, recentemente è stata restaurata nelle strutture portanti e nel tetto. Più avanti troviamo la chiesa di S. Antonio, a seguire l’Ospizio di S. Antonio.

Arrivati ad Orsano si può ammirare la Chiesa di M. Assunta, all’interno è presente il prezioso materiale ligneo del secolo XVII composto da un altare maggiore ed altri quattro altari laterali intagliati, dorati e policromati; nella sagrestia si possono osservare le preziose tovaglie “perugine” assai logore che conservano però ancora molto fascino. La sfarzosità della Chiesa è un chiaro riflesso della ricchezza un tempo raggiunta da questo posto. All’interno delle mura castellane c’è la chiesa di S. Maria del Castro Alberti con un imponente Torre campanaria, all’interno c'è un antico pavimento con grandi lastre di pietra e un fonte battesimale.

Piè di Commoro, nei secoli passati, fu un piccolo scalo del Castello di Commoro, punto di ristoro e pernottamento. La costruzione sembra un grande albergo del secolo XV, un lungo edificio a tre piani, parallelo alla strada ed affiancato da una stalla fienile. La cappella oggi aldisotto del livello stradale, è stata affrescata sembra da Paolo Bontulli da Percanestro. I vari affreschi che si trovano all’interno, riportano le date del 1515 (S. Antonio da Padova).

Prossima direzione S. Lazzaro percorrendo la via della Spina si arriva alla Chiesa di S. Lazzaro, originariamente ospizio per malati di pelle, la cui principale terapia era quella di isolare gli ammalati dal resto del mondo. Nel periodo della lebbra questi ospizi erano molto diffusi. La Beata Angela descrive l’ospitale di S. Lazzaro vicino alla Paciana di Foligno, le Fonti Francescane parlano di un altro ‘ospizio’ tra Foligno e Trevi, vicino Pietrarossa. Quando S. Lazzaro cessò la sua funzione di ospizio per malati di pelle, la Chieda divenne meta di piccoli pellegrinaggi.

Arrivati a Verchiano siamo a metà strada per Colfiorito. Nonostante Verchiano non sia mai stato un comune libero, fu l’unico posto sulla via della spina a possedere, sin dall’antichità, il Battistero e fino a tutto il XVI secolo i bambini di Cesi, Popola, S. Martino, Acquapagana venivano qui a ricevere il battesimo. Una curiosità che riguarda la chiesa, gli altari che si trovano all’interno svolgevano la funzione di tombe di famiglia e con la dote di alcuni di questi altari, si poteva mantenere un cappellano per il culto, quindi per la celebrazione delle messe di suffragio.
La maggior parte dei fedeli venivano sepolti nelle fosse comuni poste lungo la Navata della Chiesa. Questa prassi durò fino al 1800. In alcuni paesi vicini come Croce di Roccafranca e Casale di Tito, i cadaveri si sono tumulati in chiesa fino al 1964.
Risalendo la strada per il Santuario di S. Salvatore, molto conosciuto e meta di pellegrinaggi, è possibile vedere tutta la via della Spina fino agli Altopiani plestini.

Direzione successiva è quella di Popola dove si possono ammirare i resti del castello fatto costruire dai folignati nel 1264 e ristrutturato dai Barugi.

Finalmente Colfiorito. Prima di arrivare alla piana di Colfiorito si incontra la Chiesa di S. Maria di Plestia, santuario posto al centro di un incrocio di strade, dove in origine s’incontravano il Cardo ed il Decumano della città di Plestia. Intorno alla chiesa sono evidenti i resti di un porticato, forze appartenuto ad un edificio pubblico che si affacciava sul foro, presumibilmente di epoca romana. Il suo antico piano non è quello dell’attuale pavimento della Chiesa ma quello della sua cripta. Poco distante durante gli scavi eseguiti nel 1962 è stato riportato alla luce il tempio dedicato alla dea Cupra venerata come Madre dei Plestini.

La pianura di Plestia è dominata dal Monte Trella (m. 1020). Sulla sommità fu eretto un castelliere, cioè un villaggio fortificato costituito da almeno un girone, un fossato a forma circolare che difendeva il castello da animali feroci. Difronte al monte Trella, in località la Fontaccia (m. 980) sorge un altro castelliere. I due castellieri difendevano il valico della via della Spina.

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