Giano dell'Umbria, di origine romana, sorge sulle falde del Monte Martano, alla cui sommità (1094 m) sorgeva un tempio dedicato a Giano, del quale fino a pochi anni fa si poteva scorgere la grande base, finché non è stata inglobata in un complesso militare.
Dal Monte Martano si gode di una magnifica vista da Spoleto a Perugia da un lato e verso Todi dall‘altro. Anche il Borgo medievale con le mura conservate mostra traccie di una cinta romana. Conteso fra Todi e il Ducato di Spoleto, rimase per lo più sotto il controllo di quest‘ultimo, si costituì in libero comune e, dopo essere soggetto alla signoria dei Trinci di Foligno, passò sotto il controllo della Chiesa.
In cima alla collina del borgo si trovano il Palazzo Pubblico, con una raccolta di reperti romani e la Parrocchiale di S. Michele, del XIII sec., con all‘interno degli affreschi votivi.
Appena fuori dalle mura, la Chiesa di S. Francesco, del XIV sec., ripropone l‘impianto tipico, a una sola navata, degli edifici mendicanti francescani. Nella Cappella del Crocifisso, un ciclo di affreschi dell‘inizio del XV sec., attribuito a Giovanni di Corraduccio.
A pochi chilometri da Giano (2,5 km), si trova, in una stupenda posizione paesaggistica, l‘Abbazia di S. Felice. Il martire S. Felice, vescovo di Massa Martana, fondò in questo luogo nel 306 un oratorio, che divenne poi il suo sepolcro. Seguì un cenobio monastico del VI-VII sec., dal VIII-IX sec. dei Benedettini, che svilupparono il complesso nel XII secolo. Passato nel 1319 sotto il controllo dell‘Abbazia di Santa Croce di Sassovivo (Foligno), nel 1450 seguirono gli Eremiti Agostoniani di Perugia e dal 1815 vi risiede la Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue. Gli edifici conventuali attuali risalgono in gran parte alla prima metà del XVI secolo, il chiostro alla seconda metà del XIV sec. ed il suo secondo ordine al 1724.
La chiesa romanica, con influenze lombarde, risale al primo XII secolo. La facciata attuale fu rialzata, a due spioventi, nel XVI sec., quella originale presentava quattro spioventi a testimonianza della struttura basilicale. Il portale a doppio rincasso è sormontato da una trifora con colonnine di spoglio antiche, mentre i loro capitelli (del X-XI sec.) dovrebbero appartenere a un edificio precedente. La pietra rosata, simile a quella di Assisi, proviene da S. Terenziano. L‘esterno delle tre absidi sono (assieme alla copertura a volta a botte nella navata centrale) la testimonianza dello stile lombardo; la galleria di quella centrale e la costruzione del campanile sopra a quella di sinistra risalgono al XVI secolo. L‘interno, a tre navate, nel restauro del 1958, è stato spogliato delle aggiunte barocche del ‘700, che hanno parzialmente mutilato i semplici capitelli che recano gravure di volute e di foglie. Il presbiterio molto rialzato è a sua volta suddiviso in tre navate, suddivise da antiche colonne di spoglio. L‘altare semplice è quello originale. Sia la sua scalinata che quelle laterali che conducono alla cripta sottostante sono state rifatte. La cripta è a tre navate, di cui la centrale è sua volta suddivisa in altre tre navatelle da colonne di spoglio. Anche qui, semplici capitelli con bassorilievi o delle gravure ornamentali. Il sarcofago paleocristiano dietro all‘altare dovrebbe contenere le spoglie di S. Felice.
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