Visita del Centro Storico e dintorni
L‘attuale Campello Alto, parte del comune di Campello sul Clitunno fu fondato nel 921 da Rovero di Champeaux, barone di Borgogna, venuto al seguito del duca franco di Spoleto, Guido. Dall‘imperatore Lamberto fu nominato conte e dominava altri nove villaggi nella zona, chiamata nel XI- XII sec. i „Gualdi Rainieri“. Ai tempi di Federico II i conti Campello furono attivi sostenitori dell‘Impero contro la Chiesa, duramente condannati da Papa Onorio III, che definì uno dei Campello, Tancredi, „filius beliàl“ (figlio del diavolo). Distrutta dal gonfaloniere spoletino Pietro Pianciani nella metà del XIV secolo, con l‘aiuto di mercenari eugubini, gli Spoletini prontamente risarcirono il conte Paolo Campello. Campello con il suo territorio dal XII al XVIII secolo dipese sempre dalla vicina Spoleto e ne seguì le vicende storiche.
Oggi il Comune di Campello sul Clitunno si articola in frazioni sparse, che comprendono Campello Alto, Acera, Agliano, Pettino, S. Maria e La Bianca, che fa da sede del comune fin dal 1887.
La Bianca è sorta solamente nel XVI secolo intorno alla Chiesa della Madonna della Bianca, a sua volta edificata da maestri lombardi nel 1521 su un‘edicola recante l‘immagine della Madonna col bambino, ambedue di carnagione chiara e con i capelli biondi, appunta chiamata „La Bianca“. Il magnicico portale in pietra è opera di Mastro Cione di Mastro Taddeo da Como. La torre campanaria è un‘aggiunta del 1617. L‘interno, a croce latina, nel 1797 fu rifatto su disegni dell‘architetto Giuseppe Valadier (altari e stucchi neoclassici). Nel catino absidiale si conserva un affresco di Fabio Angelucci da Mevale di Visso (1574), „Incoronazione della Vergine da parte dell‘Eterno e di Cristo“, mentre in sagrestia si possono ammirare una „Natività“ e una „Annunciazione“ della scuola dello Spagna dell‘inizio del XVI secolo.
Il Castello di Campello Alto, a 7 km dalla Flaminia, conserva intatte le sue mura, con resti di merlature, beccatelli e un‘unica porta di accesso al Borgo, composto di poche case e della Chiesa di S. Donato, del XIII secolo, con un bel portale ad arco. L‘interno, rifatto nel XIX secolo, conserva un pregevole altare ligneo barocco. Vi è inoltre l‘antico edificio comunale del XIV secolo, con delle belle monofore in pietra. Nel vicino complesso monastico dei Barnabiti, alcune parti superstiti medievali celano due affreschi goittechi del XIV secolo e una „Madonna“ dello Spagna.
Sono interessanti anche gli abitati di Acera e di Spina, borghi medievali di particolare fascino, immersi nei boschi circostanti.
Acera risale al 1226 e conserva, oltre al tessuto medievale, diversi palazzetti del XIV-XVI-XVII secolo. Notevole la Chiesa di S. Biagio (XV sec.), tappezzata da affreschi votivi coevi, purtroppo in cattivo stato di conservazione. In un‘altra frazione, a Lenano, si trova la Chiesa di S. Lorenzo, con un ciclo di splendidi affreschi votivi di artisti spoletini, tutti restaurati nel 1968.
Prossima alla Flaminia si trova la frazione di Pissignano, divisa fra la parte più recente (XVI sec.) e il Castello di Pissignano, tipico castello di pendio, fondato dal barone tedesco Sancio, venuto al seguito dell‘imperatore Corrado II nel XI secolo, sull‘insediamento altomedievale, poi abitato da una comunità di Benedettini. Caduto sotto l‘influenza di Spoleto, fin dal XIII secolo fu guarnigione difensiva dei confini con Trevi. Conserva ancora intatto il perimetro delle sue mura, intercalato da possenti torri poligonali e da due torri-porta (oggi in parte crollate) da cui si accedeva al borgo e al cassero fortificato. Caratteristici gli antichi selciati in ciottoli di fiume e mattoni, le abitazioni adossate le une alle altre e l‘antico palezzetto comunale del XV secolo.
Sulla strada che porta a Pissignano, la chiesina di S. Biagio, costruita con materiali di spoglio romani, conserva all‘interno pitture del XIV-XV secolo.
A soli cento metri dalle Fonti del Clitunno, lungo la Flaminia, sorge la chiesetta di S. Sebastiano, eretta dalla comunità di Campello Alto per lo scampato pericolo della peste. La facciata risale alla fine del XVIII secolo. L‘interno con volta a botte conserva nella parete di fondo un grande affresco di Giovanni di Pietro, detto lo Spagna (1528), coadiuvato da suo genero Jacopo Siculo, „Madonna col Bambino e Ss. Sebastiano e Rocco“.
Il fiume Clitunno ha le sue origini alle cosiddette „Vene“, dove la sorgente si allarga in un grazioso laghetto, sparso di verdi isolette e dalle rive erbose con altissimi pioppi e salici piangenti. Nell‘acqua limpidissima si possono scorgere le polle sorgive e il fondo azzurro intenso. Le acque del fiume erano sacre ai Romani che eressero lungo il fiume templi, terme e ville in onore del dio Clitumnus. Plinio il Giovane, Virgilio ( Georgica, canto II, versi 136-176), Properzio decantarono nell‘antichità classica la bucolica bellezza del luogo, ma in tempi più recenti anche George Byron e Giosuè Carducci („Alle Fonti del Clitunno“) si fecero ispirare o la ritrassero come il pittore francese Camille Corot.
A 1 km dalle Fonti del Clitunno, sulle sue rive sorge un singolare edificio, il Tempietto del Clitunno o Chiesa di S. Salvatore. Pur avendo le sembianze di un tempio, l‘edificio è nato fin dall‘inizio come chiesa cristiana; esistono delle teorie discordanti sulla sua età: c‘è chi la colloca fra il IV e il V secolo, e chi, basandosi anche su degli studi con l‘ausilio del carbonato di carbone, nel periodo longobardo o carolingio, fra il tardo VI e VIII secolo. Su una base, probabilmente preesistente, si erge una cella preceduta da un pronao con due accessi laterali con copertura a botte, originalmente a loro volta preceduti da un pronao, demoliti nel 1730 per rivendersi i materiali marmorei. I materiali impiegati sono in buona parte di spoglio romani. Nella facciata del pronao le due colonne centrali sono squamate, quelle esterne sono tortili, affiancate da pilastri scanalati. Colonne e pilastri terminano in eleganti capitelli che sorreggono la trabeazione. Il timpano è riccamente decorato a bassorilievo con volute fogliate che incorniciano la croce centrale. All‘interno rimangono resti di affreschi – probabilmente i più antichi dell‘Umbria – simili a quelli di S. Maria Antiqua a Roma, specie nella calotta dell‘abside (Il Salvatore fra i Ss. Pietro e Paolo e tondi con angeli).
Merita una visita anche il Molino sul Clitunno, un edificio del XIV secolo, appartenuto fino all‘inizio del secolo scorso al Comune di Spoleto ed oggi adibito a Residenza d'Epoca dopo un'attenta ed accurata ristrutturazione.
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